Enrosadira...
...la leggenda che colora le Dolomiti
Il fenomeno dell'Enrosadira
Quando la luce del sole colora la roccia delle Dolomiti assistiamo allo spettacolo naturale dell’Enrosadira, che mescola la chimica alla leggenda tingendo le cime delle Dolomiti di tonalità rossastre.
All’alba e al tramonto i raggi solari entrano in contatto con le pareti rocciose delle montagne dolomitiche e con i minerali che le compongono.
Le Dolomiti sono costituite per il 90% da carbonato doppio di calcio e magnesio – chiamato per l’appunto dolomite - e per il restante 10% da carbonato di calcio. Da questo incontro scaturisce un fenomeno naturale unico al mondo e visibile ad occhio nudo in quanto trasforma le Dolomiti, colorandole con toni che vanno dal rosa, al rosso, all’arancione al viola.
Si manifesta ogni giorno e in tutte le stagioni dell’anno, ma è un fenomeno imprevedibile in quanto condizionato dai fenomeni atmosferici e dalla posizione del sole.
Più il cielo è terso e cristallino, più i colori sono marcati.
La leggenda dell'Enrosadira e di Re Laurino
La parola “Enrosadira” deriva dal Ladino (rosadüra o enrosadöra), che significa letteralmente “diventare di color rosa”. Oltre all’origine del nome, questo fenomeno è legato alla cultura ladina, così come testimoniato dalle diverse le leggende nate intorno all’Enrosadira.
La leggenda più famosa racconta di come è nata l’Enrosadira, frutto di una vendetta nei confronti delle montagne da parte di Re Laurino, signore dei nani che regnava sul Catinaccio. Esistono diverse versioni di questa leggenda che variano da valle a valle. Una di queste narra come un giorno il re de Latemar si sia intrufolato nel giardino di rose di Re Laurino dove si innamorò a prima vista della figlia di Re Laurino, la principessa Ladina. Ammaliato da tale bellezza decise di rapire la fanciulla. Scoperto il rapimento, Re Laurino lanciò quindi una maledizione al suo roseto – le montagne traditrici - colpevole di aver rivelato la posizione del suo regno. Così come le rose non sarebbero più potute fiorire, non sarebbe stato più possibile ammirare le montagne, né di giorno né di notte. Si dimenticò, però, di nominare l’alba e il tramonto, durante i quali è ancora possibile ammirare il roseto in fiore di Re Laurino.
Dove vedere l'Enrosadira sulle Dolomiti
Ammirare l’Enrosadira in Alta Badia è alquanto facile in fondo: basta rivolgere lo sguardo verso le montagne, alle prime luci del giorno oppure all’imbrunire. Se vuoi goderti questo spettacolo, ti consigliamo le lunghe sere estive oppure il periodo autunnale quando le sfumature calde della roccia dolomitica vengono incorniciate dai colori dorati e avvolgenti dei larici durante il foliage.
Salendo sulla cima di una montagna, l’emozione del momento viene amplificata dalla soddisfazione dell’ascesa. Ci sono molte cime facilmente raggiungibili in poco tempo e senza particolari difficoltà tecniche.
A circa 8 km dal campeggio si trova il Museo Tre Sassi, il più importante Museo della Grande Guerra nelle Dolomiti. È il punto di partenza per raggiungere in circa 40 minuti di camminata la cima del Sass de Stria oppure, per i più intraprendenti, si può approcciare la cima tramite una via ferrata di moderata difficoltà. Da qui si può godere di una vista panoramica sulla Val Badia, spaziando dal gruppo del Conturines al gruppo del Sella. Spostando lo sguardo ammiriamo la Marmolada con la sua imponenza, il Civetta e le Dolomiti d’Ampezzo fino al Lagazuoi. Quale posto migliore per ammirare l’Enrosadira?
In lontananza si può scorgere anche il Sass de Pütia, una delle cime più belle da cui ammirare l’Enrosadira durante le prime luci del mattino. Per chi non se la sente di affrontare questo trekking, nelle vicinanze del Passo delle Erbe, ci sono diversi punti panoramici come il monte Costaces o il Monte Muro. Location veramente facili da raggiungere ma che possono regalare un’esperienza indimenticabile in tutte le stagioni.